Visto che non so cosa scrivere,riposto una cosa scritta tre anni fa,quando l’ispirazione mi coglieva ancora.
Ho indossato i soliti jeans, una canottiera colorata, le mie converse e sono uscita.
Senza meta, ho camminato per i vicoli stretti non desiderando altro che perdermi.
Odori, colori, suoni, sorrisi: la mia mente registra tutto, dentro “l’archivio delle meraviglie”.
Un negozio di fiori coloratissimo e la proprietaria che prepara delle composizioni.
Un gatto si struscia sulle sue gambe, lei si volta e mi guarda.
Studia attenta i miei occhi, come a volermi leggere dentro e mi regala un tulipano giallo.
Io la ringrazio col più grande dei sorrisi e infilo il fiore in borsa, in modo che si veda.
Riprendo a camminare e osservo tutto come se lo vedessi per la prima volta, occhi grandi e spalancati sul mondo.
Mi siedo su una panchina ed alzo gli occhi al cielo, vorrei essere Amélie e fotografare le nuvole: quella ha palesemente la forma di un cappello. Un cappello di panna montata.
Mentre osservo dei bambini che giocano mi fermo a pensare: inutile avere la convinzione di non potersi mai più innamorare se non si ha il coraggio di provare.
Io questo coraggio ce l’ho e so che succederà.
Non so se ne ho bisogno, a volte non desidero altro che essere importante per qualcuno, altre volte sento che sto bene, che mi basto.
E forse è proprio così che deve essere. L’equilibrio.
Un rumore richiama la mia attenzione, non capisco bene cosa sia, mi alzo e comincio a camminare dietro al suono, alla ricerca della sua origine.
Arrivo in una piazza piccolissima, al primo piano di un palazzo col portone grande e di legno, la finestra è aperta.
E qualcuno sta suonando la chitarra.
Mi fermo ad ascoltare: note che le mie orecchie hanno già sentito e note sconosciute.
Ad un tratto la musica finisce e ricomincio a sentire i suoni del mondo.
Riprendo a camminare e penso che alla fine va bene così: conoscere nuove persone, buttarsi in situazioni nuove, vivere la gioia di queste piccole cose.
Il resto arriverà.
Suona il telefono, un messaggio.
“La bellezza inconsapevole è una cosa bellissima. Dovresti sentirti carina un pò più spesso, senza farlo troppo vedere ma sapendolo.”
Con questo nuovo pensiero in testa continuo a camminare senza guardare troppo la strada e mi ritrovo nella stessa piazza.
La musica è ricominciata, la finestra sempre aperta.
Fisso il soffitto della stanza, fisso il portone.
Suono?
Rieccoti! Tra l'altro è un bel post, che per te resta attualissimo…
fu letto in radio. direi che hai suonato, vero?